Dienstag, 16. Juli 2013

La generazione dei creduloni

Quando si é giovani si hanno mille idee, si pensa di avere tempo, un limite indefinito entro il quale decidere veramente cosa fare della propria vita.
Poi una mattina ti svegli, i 30 sono alle porte e non sai se fai piú parte della categoria dei giovani. Non sai se hai ancora il diritto di non avere idea di cosa farai "da grande", perché ormai lo sei giá. Eppure non hai certezze. Da bravo hai studiato, tanto, tantissimo. Ma chi te l'ha fatto fare? Ci sono solo minime probabilitá che tu riesca ad affermarti nel tuo campo...
Rimani lá, nel limbo, ad aspettare. Se sei fedele alla teoria secondo cui con la costanza prima o poi otterrai ció che ti meriti, attendi pazientemente. Altrimenti ti metti a fare un lavoro qualsiasi, che non ti piace, in cui ti senti umiliato, che vorresti lasciare ma non puoi.
Questo tristissssimo ritratto rappresenta una grossa fetta della mia generazione, che io penso essere una delle piú ingenuamente credulone.
Siamo nati in un mondo ancora piccolo e ben delimitato. Chi ci ha educato ci ha fatto delle enormi promesse.
Ci avevano detto che avremmo potuto essere chi e ció che volevamo, solo volendolo, quasi magicamente.
"É un vostro diritto inalienabile", cosí avevano detto. Ci hanno dato il meglio di quel che potevano offrire in termini di tenore di vita, poiché seguivano la logica secondo cui bisogna dare ai figli (o alla generazione successiva), ció che non si ha potuto avere.
Tanti erano figli di una classe medio-bassa o bassa ed erano riusciti con sforzi enormi a migliorare la loro situazione sociale originaria. Fra l'altro pareva che questo progresso potesse proseguire all'infinito o quasi.
Mentre noi crescevamo, alimentati a pappe ed ottimismo, il mondo cambiava, cresceva, si impoveriva, si complicava. Tutto ció non é successo in un giorno. i segnali c'erano da decenni e si poteva tranquilamente intuire dove sia sarebbe andati a parare, se si fosse stati piú lungimiranti.
Questo si puó affermare solo a posteriori. "La nostra é una scienza triste" diceva un mio prof "possiamo solo commentare dopo che il disastro é successo."
Qui peró non parliamo di scienza astratta, la veritá é che ci hanno mentito. Tutti.
Che lo abbiano fatto in buona fede non cambia lo stato delle cose.
Certo, sarebbe una magra consolazione, anche un pó semplicistica, fare un sommario processo e mettere alla gogna genitori, insegnanti e chiunque sia stato, direttamente e indirettamente, un educatore. Va bene, non cedo alla tentazione.
La realtá dei fatti é che non abbiamo sviluppato gli anticorpi, né fisici, né psicologici, per uscire vincenti da questa lunga battaglia.
Quando sono partita e sono arrivata qui, ho impacchettato anche le mie speranze. Mi sono rifiutata di aver perso senza aver giocato.
Ho trovato un altro mondo, quasi opposto.
I tedeschi imparano da piccolissimi a combattere per ottenere.
Non hanno la competitivitá nel sangue, gli viene infusa dall'ambiente, con ogni azione ed ogni parola. Vengono incanalati in un sistema educativo che li forgia e li indirizza a fare scelte importanti fin da subito Se non sono giuste, il sistema li sanziona.
Cosí imparano dai propri errori e sviluppano gli strumenti adatti a farli sopravvivere, quando saranno adulti. Non per questo non si godono l'infanzia. Giocano tanto, stanno a contatto con la Natura, si sporcano, fanno sport, insomma, sono "normali", anche nel senso che noi attribuiamo al termine.
Inoltre, iniziano a lavorare prestissimo. Lavoretti per le vacanze, per i weekend, i giornali sono pieni di annunci rivolti ai teenager. Fanno di tutto, l'importante é guadagnare qualche soldino.
Allo stesso modo, decidono cosa studiare, senza crucciarsi se non sono adatti per l'universitá. Perció quasi tutti trovano un lavoro nel proprio campo di studi, vanno a vivere da soli ed ecco fatto: a 18 anni sono adulti a tutti gli effetti.
Da questo punto di vista mi sono ritrovata ad essere una mosca bianca. Non riuscivano a credere che alla mia etá non avessi una laurea né una qualifica professionale.
Eppure ho imparato in fretta a riciclarmi, e me ne é stata data la possibilitá senza impormi limiti. A qualunque etá, se sei costante, vuoi davvero qualcosa e hai le potenzialitá per farlo, ottieni ció che desideri.

Aspetta, riavvolgiamo...io questa storia l'ho giá sentita!
Eh giá, é la stessa con cui sono cresciuta, soltanto modificata in alcuni minimi particolari.
Diventare ció che vorresti, avere la vita a cui aspiri non é un diritto, devi guadagnartela. E soprattutto essere abbastanza realista da rinunciare, qualora ti accorgessi che l'obiettivo non é alla tua portata.
Non c'é vergogna nel non essere aderenti ai modelli che ci vengono presentati come gli unici  a cui rifarsi.
Beh, ci voleva molto a dirmelo 20 anni fa?

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