Samstag, 3. August 2013

Come da italiana sono diventata turca.

L'aspetto non conta, si dice comunemente.
Ancor meno dovrebbe contare qui dove mi trovo, al confine tra Germania e Olanda, dove ci si vanta e non si manca di sfoggiare la multiculturalitá. Trovo bellissimo passeggiare per le strade e vedere, soprattutto in certi quartieri, molte piú sfumature di colore sulle facce delle persone, di quanto sinceramente mi aspettassi.
Ció non esclude che le differenze si vedano, siano notevoli e determinino il modo in cui gli indigeni si comportano con te.
Dopo un primo periodo in cui tastavo il terreno beatamente e tentavo di capire come i tedeschi reagiscono a questa loro societá multi-kulti, é toccato a me mettermi in gioco e comprendere in quale punto del puzzle avrei potuto sistemarmi.
Ma perché mai c'é il bisogno di sistemarsi, mi chiederete? Non si puó essere solo una persona tra le altre persone, a prescindere dai colori che i tuoi geni ti hanno generosamente donato, dal senso del bello che l'ambiente in cui sei nata ti ha infuso, dall'accento che la tua parlata assume quando non ti concentri per eliminarlo?
Sarebbe cosa buona ed auspicabile, ma no, non si puó.
E in fondo é anche conveniente che non succeda.
Da ormai quasi 60 anni il Paese dello Schnitzel é diventato una piccola Babele, in cui sono approdate etnie di tutti i generi, dapprima invitate con l'insulsa idea che aiutassero la ricostruzione e poi si levassero dalle scatole (ahah, ci credevano sul serio!), poi attratte dalla presenza di connazionali e dalla situazione economica fiorente. Cosí é iniziato un processo di fusione di culture e mentalitá che non si é piú fermato.
Ogni singolo popolo ha portato una precisa identitá, cibi, usi, ma soprattutto una diversa maniera di relazionarsi. I tedeschi sono stati forzatamente coinvolti in tutto questo e costretti a diventare flessibili, almeno esteriormente. Tuttavia ci sono sempre state e continuano ad esserci una marea di situazioni ai loro occhi insopportabili, che cercano di arginare con l'innocua arma dell'etichettamento.

La gamma di distinzioni comunemente raccolte sotto il termine Ausländer é vastissima. Questa parola ha nella mia mente sempre una connotazione vagamente negativa. In linea di massima si viene chiamati Ausländer quando si viene qui e si vuole usufruire dei vantaggi che la Germania offre senza obbedire alle leggi, rispettare le usanze, imparare la lingua, integrarsi in generale. Anche se nel dizionario tedesco il termine vuol dire solo "straniero", nella pratica si carica di significati e talvolta diventa quasi un insulto, esattamente come "Asi" (che peró merita un discorso a parte). 
Naturalmente la via piú semplice per cercare di riconoscere il luogo d'origine di un essere umano é l'aspetto fisico. Questo non ha nulla a che fare con il razzismo, um Gottes Willen, é solo una semplice constatazione visiva. 
Ció non toglie che la sottoscritta da un pó di tempo sia diventata, per i tedeschi, di volta in volta turca, pakistana, rom senza nemmeno aver aperto bocca, poi, al di lá del confine, per gli olandesi, tedesca o finalmente italiana, stavolta dopo aver parlato.

Ho una mia teoria sul fatto che dà origine a questo giudizio a priori.
I teutoni sentono la loro patria e la loro cultura permanentemente violentata da gente che non fa altro che urlare, provare ad evadere tasse e aggirare leggi, pretendere che le donne vadano in giro imbacuccate come ninja e attuare tutta una lunga serie di comportamenti antisociali.
Loro pagano davvero tanto allo Stato, perché possa garantire un ambiente gradevole e buoni servizi, poi guardano i TG e scoprono che parte consistente di quelle imposte é "regalato" (passatemi il termine) a Paesi stranieri che gli inveiscono contro chiamandoli nazisti ad ogni pié sospinto. Mezza Europa li odia senza sapere perché, nonostante il tedesco medio non abbia fatto nulla per meritarselo.
Se fate parte di quella categoria di Europei, beh, siate coscienti del fatto che il tedesco che vi troverete davanti (a meno che proprio a voi non capiti il parlamentare) non ha fatto né votato tutte le leggi che regolano il Paese. Loro vivono, come gli italiani, d'altronde, sottostando a norme che non solo spesso non gli piacciono, ma che vengono sfruttate da tanti (vedi Hartz IV), i quali, dopo averne fatto uso ed abuso, li trattano come stupidi per avergliene concesso la possibilitá e se qualcuno osa ribellarsi, beh, diventa di nuovo un nazista.

Ho un piccolo aneddoto a riguardo.
Una mia amica abita in paese qui vicino. Lei e il marito hanno lavorato e sudato per vent'anni, prima di potersi comprare la loro bella casetta. Quest'anno la casa a fianco alla loro si é liberata. É di proprietá di una signora di cui taccio la nazionalitá, che, avendo bisogno di liquiditá, ha affittato nel piú conveniente dei modi, ovvero ad una famiglia apolide con 4 figli, il cui affitto á pagato dallo Stato, perció sicuro.
I nuovi vicini non lavorano, nessuno di loro, chissá perché anche i figli invece di essere a scuola sono tutto il giorno in casa, fanno chiasso dalla mattina presto a mezzanotte (e la mia amica é infermiera, quindi spesso deve dormire di giorno), lasciano per qualche misteriosa ragione la spazzatura fuori dai bidoni, molestano il cane quando esce nel giardino posteriore ed hanno minacciato di uccidere il povero gatto. La mia amica ha tante volte provato a parlare loro fino ad arrivare a dirgli che avrebbe chiamato la Polizia.
Per tutta risposta si é sentita ridere in faccia, poi con, con l'inasprirsi dei toni, é stata ovviamente chiamata razzista e nazista.

Ok, forse é solo un brutto esempio che non puó essere generalizzato, ma potrei scrivere un libro intero collezionando simili esperienze capitate a miei conoscenti.
Personalmente non penso che tutti gli stranieri siano cattive persone, non lo pensano neanche i tedeschi.
Loro amano le culture diverse, ci sguazzano letteralmente, ma, al fine di prevenire scontri, tengono presente che, se una persona ha una certa provenienza, potrebbe (non significa che li ha) avere alcuni difetti.

Ecco il motivo per cui, entrando in un negozio, inizialmente il mio aspetto indecifrabile suscita perplessitá e fa reagire gli altri con freddezza, perché per la strada vengo apostrofata da signori baffuti in lingue incomprensibili, i quali si stupiscono quando rispondo in tedesco.
Non parliamo poi di quando in macchina do la precedenza ai pedoni, oppure in fila alla cassa faccio passare prima le vecchiette.
Tutti hanno in faccia la medesima espressione, un misto di incredulitá e gratitudine, e sembrano pensare: "Peró, quanto é gentile questa ragazza turca!"


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