Donnerstag, 11. Februar 2016

Difendimi dalle forze contrarie o almeno dammi un GPS

Estate, interno di una Uno blu, sarà il 1988, il sole batte sui finestrini semiaperti, l'aria è fluida e appiccicosa, il caldo rende tutto giallastro e già vecchio. Io dormo sul sedile posteriore. Mi giro, apro gli occhi: "Siamo ancora "Incontinente"? Gli altri non mi rispondono ma tra il frastuono dell'aria proveniente dai finestrini aperti e quello del motore una voce mi riaccompagna nel sonno: "Cuccuruccucuuuu, Paloma...".

27 anni e spiccioli dopo, ho imparato cosa vuol dire "in continente", nonchè, concetto fondamentale, che sono due parole distinte. Queste sere invernali vengono attutite da una canzone, ogni giorno, talvolta in loop: "L'ombra del silenzio".

Il Maestro mi accompagna ancora. In particolare, quella canzone mi strega ormai da settimane. All'apparenza è il solito Battiato criptico, ma a ben guardare, non posso fare a meno di notare che è una canzone un po' furbetta, anzi, furbetta assai.
Intendo dire che si rivolge a chiunque abbia anche un vago senso della spiritualità, proprio chiunque, anche il pastafariano medio ci si ritrova. Ma non lo fa alla cieca.
Parla all'individuo pre-razionale, che invoca Zeus potenza celeste, perchè lo difenda dalle forze contrarie (grazie, Baricco, per il riuscito pastiche di Eschilo e Battiato, apprezzo moltissimo); che si procura talismani contro il malocchio, nella casa buia, piena di centrini e statuette e caramelle Rossana, di una vecchina vestita di nero; che si guarda alle spalle di tanto in tanto, di nascosto, vergognandosi di credere agli spiriti e vederli con la coda dell'occhio.
Ammicca senza pudore alle religioni istituzionali, conquista i cuori infelici dei peccatori, i quali, puntualmente allontanatisi dalle Sue leggi, invocano che venga loro infusa la Grazia, così da non sprecare il finito tempo di questa vita mortale.
Vogliamo poi tacere quanto -oddio quanto- ci si sente colti se si intravede nell'ombra della luce caverne di platonica memoria?
Tuttavia ciò che tiene insieme la meravigliosa costruzione che è questa canzone è, l'impalcatura post-razionale, in cui l'Io che prega e l'oggetto dell'invocazione sono un tuttuno, dove ci si riconosce appartenenti a una coscienza più alta, nonostante parlare di appartenenza non abbia molto senso, giacchè nell'Uno al di sopra del Bene e del Male non ci sono parti, semmai percezioni parziali della coscienza di essere.
È un gioco di cerchi nell'acqua, quelle note allungate che ti rimbombano dentro come un mantra, sciolgono qualcosa nel profondo, accolgono, scaldano. Bisognerebbe provare, mettere su le cuffie, 
alzare il volume, chiudere gli occhi e lasciare che il Maestro faccia il resto.
Lui non dà risposte, però ti guida sapientemente attraverso un persorso il cui traguardo puoi deciderlo solo tu.
Ma la domanda è: e tu? A quale te parla la canzone?
Soprattutto: sei soddisfatto nello stato in cui ti trovi o magari c'è quella punta di vuoto, sottile sottile, vecchia compagna, che ti chiede di essere sentita?

Buon ascolto.
Spiral dynamics -from the web-

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